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Chiesa di San Giorgio

Situata all’interno del Parco naturale  è attribuibile alla fine del XIV secolo. Isolata  a quei tempi dal centro abitato in Montinelle, in quanto l’attuale parco era molto paludoso (negli estimi è catalogato Palude) e  senza alcun insediamento. La stessa dedicazione a s.Giorgio ci orienta verso altre interpretazioni. Ci rifacciamo alla leggenda di questo santo, per poi inserirlo nel contesto.  La sua iconografia lo rappresenta come valoroso cavaliere che lotta contro il drago e gli affreschi interni ci richiamano a questo. Il suo sepolcro si trova in Palestina, dove il santo è stato decapitato all’inizio del IV secolo ed è stato meta di pellegrinaggi soprattutto nel periodo delle Crociate, epoca a cui risale il suo culto.

Lasciamo spazio alla leggenda: un orribile drago usciva di tanto in tanto  dal fondo di un lago, si avvicinava alle mura della città  e portava morte con il suo pestifero alito e fuoco. Per allontanare tale flagello, le popolazioni del luogo offrivano giovani vittime, estratte a sorte. Un giorno fu scelta la figlia del re: questi non poté far nulla per  fermare il sacrificio e accompagnò piangendo la figlia al supplizio, quando in suo aiuto venne un giovane guerriero dalla Cappadocia, Giorgio. Questi  brandendo la spada riuscì ad ammansire il drago riducendolo mite come un agnellino, che la principessa portò all’interno delle mura al guinzaglio. Gli abitanti avevano ugualmente paura, ma il giovane cavaliere li rassicurava affermando che era venuto a vincere il drago in nome di Cristo, affinchè si convertissero.

Diventa poi un protettore dei Crociati, militari, armaioli e in epoca recente degli Scout.

Si può quindi ipotizzare che sia una cappella costruita per devozione o ex voto di cavalieri di ritorno dalle crociate oppure come ringraziamento di scampati pericoli bellici : Manerba è spesso teatro di guerre.

Le prime notizie risalgono al 1532: dal verbale della visita del vescovo risulta senza alcun reddito, viene mantenuta per devozione particolare e si celebra la messa una volta l’anno in occasione della festa del Santo.  Il fabbricato difetta nella porta e alcuni anni dopo (nel 1541) nel tetto in quanto entra la pioggia.

Non sempre è citata nelle visite a seguire: nel 1582 viene modificata la facciata con l’aggiunta di un pronao per proteggere i fedeli.

Nel 1655 ha un solo altare ed è sprovvisto della pietra consacrata, è spoglio e di conseguenza viene sospesa la celebrazione delle messe che, allora doveva essere di una al mese in carico alla comunità di Montinelle. Deve essere dotata di una porta in legno per non fare entare animali.

Nel  1711 la chiesa è funzionante ed è  di ragione della comunità: in essa si celebrano 12 messe (una al mese): ci sono piccole carenze, la irregolarità della pietra sacra  e la rottura della pedana dell’altare e le poche  suppellettili sacre. Il vescovo chiede di costruire la sacrestia, perché possa contenere il necessario per le celebrazioni.

Nel 1743 questa non è stata costruita e il problema è ancora la sistemazione dell’altare perché non dotato in modo adeguato.

Nel  XIX secolo non si registra alcun cambiamento: diminuisce la frequenza delle celebrazione in conseguenza ad una presenza più limitata di sacerdoti. Nel 1837 “ di non aver ritrovato cosa che meriti alcun rimarco” così dal verbale della visita di Giuseppe Grasser.

Nel 1906 si presenta antico e povero con un solo altare. La celebrazione si ha in occasione della festa del santo .

Verso la fine del  XX secolo si è costituito il Gruppo Amici di San Giorgio che ha provveduto ed ancora si attiva per il restauro degli affreschi, per il mantenimento della struttura. E’ aperto al culto nella festa del Santo e per la celebrazione di una messa settimanale nel periodo estivo.

Ad aula unica , terminante con un’absidiola, il vano rettangolare che compone la chiesa rivela  una quasi esatta proporzione in cui il lato maggiore è esattamente il doppio di quello minore, nel XVII secolo è stato aggiunto una loggetta a pianta pressochè quadrata. Un piccolo campanile a vela si eleva dalla parte centrale dell’abside, sul quale una piccola finestra a strombo.

L’interno ha una copertura con struttura completamente lignea.

Nella navata, parete sinistra si trovano sei affreschi, attribuibili fine Trecento e inizio Quattrocento.

Il primo rappresenta s.Giovanni Battista, riconoscibile dal cartiglio che regge e con le parole da lui pronunciate alla vista di Gesù: Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Non è rappresentato iconograficamente con l’abito in pelle di capra o montone, ma l’animale sulla spalla può richiamare il tentativo di rappresentare la pelle di bestiame.

La figura successiva è in abito rosso, molto elegante, il cui abbigliamento fa pensare ad una santa, la posizione delle mani fa pensare che regga la palma del martirio, la ruota che è presentata in piccole dimensioni fa pensare a s.Caterina d’Alessandria.

L’altra figura è probabilmente s.Leonardo di Noblac o Limoges con i simbolici vincoli della prigionia, è protettore dei carcerati. Nasce in Gallia tra la fine del V e inizi VI secolo: pur essendo di famiglia nobile, preferì seguire il vescovo s.Remigio, il quale, avvalendosi della sua amicizia col re Clodoveo, ha ottenuto di poter concedere la libertà ai prigionieri in cui si sarebbe imbattuto. Stesso privilegio concesso a Leonardo che lo esercita spesso, rifiutando la dignità vescovile e ritirandosi a vivere come eremita.  Questi riscuote particolare devozione ai tempi delle Crociate ed è un santo scoperto all’inizio dell’XI secolo.

Il santo è preceduto da una figura inginocchiata (forse il committente) e tutti si rivolgono alla Madonna in trono che regge il bambino sulla gamba destra secondo un’impostazione assai diffusa in Lombardia.

L’affresco presenta s.Giorgio a cavallo che libera la principessa dal drago, sullo sfondo una chiesetta collocata in un ambiente roccioso e frastagliato,( che fa pensare alla stessa chiesetta di s.Giorgio) e un castello collocato su una sorta di rocca  miniaturisticamente descritta, al quale si affacciano i genitori della principessa.

Infine sull’arcone trionfale sia destra che a sinistra un affresco della fine del XIV secolo, purtroppo molto lacerato, che raffigura da una parte l’Angelo annunciante e dall’altra la Madonna annunciata in una cornice del tutto analoga a quelli che inquadrano gli affreschi della parete di sinistra. I volti di Maria e dell’Angelo mostrano caratteri riconducibili alla tradizione giottesca e quindi dello stesso pittore degli altri affreschi.

Ancora da evidenziare, nella parete destra un’acquasantiera a muro, in marmo bianco scolpito, attribuibile al XVI secolo Sia nella raffigurazione dei santi sia in quello della liberazione dal drago fa suppore, come si diceva in precedenza, che la chiesa sia sicuramente legata ad ex voto o a riconoscenza per scampati pericoli bellici sia in Terra straniera sia sul nostro territorio.

Don Gianluca

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