La dedicazione a s. Giovanni Decollato è spesso legata alla presenza sul territorio dei Cavalieri di Malta o Ordine dei Gerosolimitami. Anche a Manerba la costruzione e la dedicazione di questa chiesa, presente già dal XIV secolo con un’altra struttura e facciata con prospetto a capanna, è dovuta a questo Ordine. La data del 29 agosto corrisponde, secondo la tradizione a quella del ritrovamento della reliquia di San Giovanni Battista, che era stato fatto decapitare da Erode.
L’attuale nome dei Cavalieri di Malta è Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, di Malta. Questo ordine, sorto nel XII secolo e ampliato all’inizio del XIV , prevedeva la costruzione di una serie di ospizi e di ricoveri , affiancati spesso da chiese ,per dare alloggio e sostentamento ai pellegrini lungo le grande arterie stradali che conducevano a Roma e a Gerusalemme. gli infermi venivano curati, i poveri soccorsi e i viaggiatori ospitati. La zona gardesana è attraversata da numerose carovane di pellegrini in pellegrinaggio a Roma e la Terra Santa e la presenza di ospizi e chiese dei Gerosolomitani abbracciava un vasto territorio che va dalla sponda veronese a Salò, Gardone Riviera, San Felice, Manerba. In documenti del XIV secolo risultano dipendenti dalla precettoria di san Vitale e Sepolcro di Verona le chiese di San Giovanni Decollato di Manerba e quella dedicata a San Giovanni Decollato di Cisano di San Felice. Vicino a queste non si parla di ospizio, mentre si ha quasi la certezza di questi a Barbarano. Non è però escluso che nei primi tempi siano stati presenti, poi distrutti da calamità o guerre, soprattutto dalle invasioni che il nostro territorio ha subito nel XIV e XV secolo.il Sovrano Ordine Militare Ospedaliero Dei Cavalieri di Malta è regolato a livello internazionale da una carta costituzionale, è osservatore permanente alle Nazioni Unite: nel 2001 gestiva e possedeva 347 strutture assistenziali tra cui 19 ospedali.
La prima notizia riferita a questa chiesa risale al 1532, ma non riguarda l’attuale edificio.Risulta giuspatronato dei Gerosolomitami o Cavalieri di Malta e di alcuni uomini del luogo: è abbastanza funzionante per la popolazione, dato che nella vicina ss.ma Trinità non sono frequenti le messe, mentre qui ci sono più intenzioni legate a i lasciti testamentari. Nei paramenti e arredi sacri vanta una buona dotazione, mentre l’edificio è più carente, necessita infatti del pavimento e di una tinteggiatura, almeno per una parete. Nel 1541 può mantenere un rettore, anche se è ancora carente nella struttura .
Nel 1595 è chiarita la situazione giuridica, dalla quale risulta per due parti iuspatronato di alcune famiglie della villa di Solarolo, mentre per il rimanente dei Cavalieri di Malta. E’ abbastanza ricca e vanta un reddito di 30 Ducati (quello di s.Bernardo è 4) proveniente da proprietà : la collatio e l’istituzione sono di pertinenza sempre della Commenda di s.Vitale di Verona.
Nel 1600 il ruolo della chiesa legata alla frazione di Solarolo va gradatamente perdendo importanza per la comunità, lasciando spazio alla chiesa della SS. Trinità . Solo due volte viene citata nei verbali delle visite vescovili in questo secolo: nel 1636 che viene presentata con un solo altare con pietra consacrata e lo stesso avviene nel 1655
Più interessante il 1700 anche se denota un distacco dalle sue funzioni di chiesa di Solarolo: è più legata a poche persone e come vedremo in seguito, i Cavalieri di Malta hanno ancora voce nella gestione economica.
Il ruolo secondario si desume dai verbali delle visite di due vescovi uno nel 1711 e uno nel 1743: questi resoconti sono i più dettagliati sulle particolarità di ogni chiesa presente sul territorio e sono i più completi per la conoscenza della realtà delle stesse, ma la chiesa di San Giovanni Decollato non viene mai citata. Si può ipotizzare che fossero in atto dei lavori di costruzione. Due documenti ,trovati fra fogli sparsi dell’archivio parrocchiale, ci forniscono notizie sia sulla struttura precedente dell’edificio sia sulla realtà economica e istituzionale della stessa: dal disegno emerge la prima chiesa con prospetto a capanna, come altre sul territorio, e quindi deve ampliata o modificata se non costruita ex novo, come è avvenuto, fatta eccezione per il campanile. Non avendo documentazione al momento reperibile si può pensare che a Manerba siano state costruite due chiese quasi in contemporanea: la parrocchiale e quella di san Giovanni.
Sempre tra i fogli sparsi, in due cartelle in data 2 ottobre 1723 viene steso il rinnovo di contratto di affitto dei terreni e dell’amministrazione della chiesa, in presenza di un delegato dei Cavalieri di Malta: hanno il compito di scegliere un Cappellano e la gestione di ben 5 appezzamenti di terreno sparsi sul territorio a San Giorgio, nella Canale, a San Sivino, nelle Coste, in genere si tratta di terreni coltivati con viti, ulivi e grano.
Nel 1837 , a detta del vescovo, risulta ben dotata nelle suppellettili e nel 1843 il vescovo ordina di celebrarvi le messe in onore di s.Antonio di Padova , della Natività di s.Giovanni e il 29 agosto. Nel 1906 il card. Bacilieri ne riconosce la bella forma architettonica.
Attualmente , fatta eccezione per la Messa celebrata il 29 agosto, l’edificio è adibito a mostre , ma ospita da alcuni anni il Presepe Meccanico opera degli Amici di San Bernardo e meta di centinaia di visitatori ogni anno.
La struttura della Chiesa
Interno molto articolato nella partizione delle membrature e degli spazi. Si individuano tre parti principali: l’abside e due sottoarticolazioni dell’involucro spaziale dell’aula. Ogni angolo risulta smussato e curvato in un susseguirsi e concatenarsi di superfici parietali. Il cornicione è sostenuto da paraste con capitelli d’ordine composito. Ricchezza volumetrica si riscontra nella copertura dell’involucro. Le murature sono adornate da nicchie reali o rappresentate o semplicemente schizzate. Le pareti e gli stucchi bianchi riflettono e scompongono la forte luce che penetra attraverso ampi finestroni collocati ai lati dell’edificio.la spazialità barocca è pure evidenziata dal sinuoso e dinamico disegno dei gradini che separano l’abside dall’aula. Sulla destra dell’altare si trovano un piccolo ripostiglio e il campanile (appartenente sicuramente all’edificio precedente).
Due altari minori si trovano sulle pareti laterali, piuttosto elaborato quello di sinistra.
La facciata non è finita, benchè caratterizzata nelle linee principali: gli angoli smussati e curvati e le paraste laterali trasferiscono all’esterno la spazialità barocca che informa l’intero edificio.
All’entrata, nella controfacciata un’acquasantiera in marmo rosso di Verona scolpito, sulla parete sinistra nel primo arco un dipinto olio su tela olio su tela rappresentante la Madonna in gloria tra un santo Papa e un santo vescovo datato 1669. Nel secondo arco sulla parete sinistra un altare con paliotto, quattro angioletti e pala d’altare del XVIII secolo raffigurante s.Antonio da Padova con Gesù Bambino.
L’altare maggiore con paliotto e tabernacolo del 1700, più recente lo sportello del tabernacolo e il dipinto sul presbiterio, in olio su tela, presenta la Decapitazione di s.Giovanni Battista. (XVIII secolo)
Nella parete destra, nel primo arco olio su tela con soggetto Gesù deposto dalla Croce, sempre XVIII secolo.